Una dimensione identitaria sia per l’intero territorio siciliano, sia per le epoche passate, pure quelle non troppo remote. Un contesto in cui la manualità assumeva un valore imprescindibile, sia per il prodotto finale sia per il suo potenziale catartico. Essa infatti consente, a chi la esercita, di tirar fuori il lato creativo, materiale, emotivo ed intellettuale. Gli antichi mestieri a Noto hanno reso la cittadina ricca di autenticità e di saperi di cui mantenere la memoria.
Uno sguardo verso questa dimensione
Gli antichi mestieri a Noto ne hanno caratterizzato l’economia per tre secoli, assieme all’agricoltura. Rendevano vivace il paese, i vari artigiani si stanziavano presso i vari porticati. Pertanto i/le passanti avevano la possibilità di soffermarsi e osservare il lavoro manuale; un aspetto, quindi, che ha sempre suscitato curiosità e ammirazione. Soprattutto nei periodi antecedenti il capitalismo avanzato, l’artigianato godeva di massimo rispetto e riconoscimento per quel che riusciva a creare con le sue mani. Questi, inoltre, riparava ciò che si guastava, aspetto che adesso si perde sempre più per via del consumismo sfrenato.
Le via di Noto, nonché di tutte le città e paesi siciliani, vedevano un susseguirsi di bottai, sarti, calzolai, berrettai, maniscalchi, orologiai, stagnai, argentieri, orafi, sellai, carrai, sediai, cordai, cestai. Da ricordare pure le ricamatrici, la cui formazione avveniva in conventi e monasteri. Giovani donne che hanno dato vita a creazioni autentiche, ricche di fantasie peculiari; esse ricamavano pure col tombolo. Gli artigiani hanno dato contributi fondamentali pure a livello artistico, creando bellezza. Ad esempio, a Noto hanno realizzato rosoni e fregi; diverse nel tempo le opere artigianali che hanno abbellito i reperti artistici.
Le parole di Enza Oddo sugli antichi mestieri a Noto
La donna è molto legata al mondo artigianale, ne tiene alto il valore, tanto da aver allestito una Casa Museo sul vivere d’un tempo del ceto medio. Il nonno è stato sarto, la zia, novantenne ancora vivente, ricamatrice, il cui nonno lavorava il ferro. Enza Oddo ricorda l’origine dell’artigianato, risalente all’epoca preistorica quando il genere umano ha iniziato ad adoperare gli utensili che gli capitavano in mano; in seguito ne è iniziata la creazione. La donna evidenzia come gli antichi mestieri a Noto tendono a scomparire sempre più. In una cittadina riconosciuta come patrimonio dell’UNESCO, è indispensabile continuare a far vivere l’artigianato. Enza Oddo ritiene che le forze politiche e sindacali si mobilitino seriamente affinché questa dimensione si mantenga. Sono indispensabili fondi e incentivi fiscali affinché avvengono sensibilizzazione ed espansione di queste attività.
A Noto c’è Corrado Ferla che tiene alto il valore della manualità, nonché il contatto diretto con chi passa che acquista e/o osserva. Siracusa vanta come artigianato di alto valore è quello di Daniel Mauceri, col suo Laboratorio dei Pupi; la produzione della Galleria Bellomo o di Scenapparente. A Catania occorre ricordare Antonio Calzona, orafo incisore, e la Cereria Viola; a Palermo c’è L’arte dei vimini, bottega di cestai a conduzione familiare. La dimensione artigianale rimanda a tutto ciò che è umano, come la socializzazione, la manualità, la creatività. Essa ha arricchito sotto vari aspetti Noto, come tante altre città siciliane. Un mondo messo a dura prova con la tracotanza della superproduzione e il conseguente consumismo, ma che incarna pienamente un’autenticità da difendere.
