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ARTE ARTIGIANATO MONUMENTI

Gianni Masuzzo: la conservazione dei reperti

Gianni Masuzzo e la conservazione del restauro Fonte Facebook

Gianni Masuzzo e la conservazione del restauro Fonte Facebook

Vi sono diverse figure che tendono a mantenere viva l’arte. Alcune le rappresentano, altre la divulgano. C’è chi, conoscendo in misura meticolosa la manutenzione dei reperti architettonici, tende a far rivivere l’arte in tutti i suoi stili susseguitisi nelle varie epoche. Gianni Masuzzo è un restauratore di Noto che ha rivitalizzato i monumenti della cittadina e di vari luoghi della Sicilia Orientale.

Il percorso formativo e poi lavorativo

Gianni Masuzzo inizia ad apprendere col padre in falegnameria, aperta dopo la sua pensione. Osservando e praticando il restauro dei mobili, da ragazzo scopre il valore della manualità e il senso del sacrificio che caratterizza il lavoro artigianale. Gianni mostra totale rispetto verso questa dedizione alla manualità. Così, dopo dieci anni di laboratorio col padre, nel 1995 segue il corso di formazione sul restauro architettonico. Apprende tutte le tecniche e i prodotti idonei riconosciuti dall’Alta Scuola di Formazione dell’Opificio delle pietre dure di restauro di Firenze e dalla scuola CNR di Roma.

Nel 1996 Gianni Masuzzo entra in una vera e propria scuola di restauro, quella dell’architetto Francesco Mannuccia. Vi aderisce sia come tutor, sia come restauratore. Un’isola-laboratorio in cui Masuzzo si perfeziona, rendendosi così pronto per i lavori su commissione. Il suo restauro vero e proprio risale al 1996, in seguito inizia la collaborazione con l’architetto Calogero Rizzuti di Rosolini. Un lavoro che vede il restauro di tutti i monumenti di Noto, dal 1996 al 2012, riportati all’antico splendore. Rizzuti è il curatore del prospetto della cattedrale dal 2005 al 2007.

Gianni Masuzzo e l’associazione Bianco Pietra

Egli nel 2012 si accorge che non si impiega una manodopera adeguata per il restauro dei monumenti. Così riunisce ragazzi e ragazze aventi esperienza, anche minima, nel restauro e costituisce il gruppo “Tutela l’arte”. Ci si è occupati del restauro di qualità, con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica e gli enti preposti. Il gruppo in seguito diviene un’associazione dal nome Bianco Pietra, la cui finalità è stata prima la denuncia dei reperti trascurati, poi la valorizzazione del patrimonio artistico culturale e materiale di Noto. Un’impresa di qualità, che nel corso degli anni ha collaborato con la curia.

Bianco pietra ha organizzato nel tempo diverse iniziative volte a promuovere artigianato e arte, specialmente locale. Tra queste figura l’Agosto netino, svoltosi dal 2012 al 2020. Una mostra sugli antichi mestieri, in cui l’associazione ha accolto diversi artigiani siciliani. Laboratori artistici, esposizioni con la trasformazione della materia in manufatto dal vivo. Ad esempio, dal blocco di pietra lavorato si può creare qualsiasi prodotto. Una mostra a cui ha partecipato Gianni Andolina, scalpellino dedicatosi in seguito alla scultura. Ars in ecclesia è stata una mostra d’arte pittorica e scultorea contemporanea, promossa dall’associazione, svoltasi nella chiesa di San Carlo nel 2020. Un’esposizione volta a promuovere l’estro creativo dei giovani netini. Inoltre Bianco pietra contribuisce al restauro dell’Ex Convitto Ragusa, il cui responsabile, in merito alla manodopera, sceglie sempre artigiani locali.

Gianni Masuzzo nel 2019 si trasferisce a Catania, per via della collaborazione lavorativa con l’impresa PR.O.CORI, la quale si occupa di restauro di bioedilizia e di intonaci tradizionali. Lo scopo è portare all’antico splendore i monumenti del capoluogo etneo.

Gli scalpellini dell'associazione Bianco Pietra
Le attività svolte dall’associazione Bianco Pietra Fonte Facebook

L’arte di conservazione dei reperti artistico-architettonici

Masuzzo ricorre a tecniche e prodotti riconosciuti dalla Sovrintendenza dei Beni Culturali. Prima di iniziare il restauro, occorre la documentazione fotografica, per comprendere la situazione del reperto e come ripristinarlo. Si effettuano le fasi del togliere, anzitutto la rimozione delle superfetazioni, ovvero ciò che non appartiene alla storicità del periodo (chiodi, ferro, malte cementizie). Tutto materiale incompatibile con la natura morfologica della pietra. Si applica il biocida o l’antimuffa, per spegnere l’attacco biologico al monumento. Dopodiché si effettua la microsabbiatura e la spazzolatura. La prima avviene con aria compressa miscelata a inerti di diversa granulometria oppure con impacco, cioè polpa di carta diluita con acqua e carbonato di ammonio. La seconda, invece, si pratica con spazzole di saggina.

Dopo la rimozione di materiale improprio al monumento, Gianni Masuzzo svolge la fasi dell’aggiungere. Anzitutto vi è la chiusura dei giunti, ovvero spazi di pietra calcarea; attraverso una malta artigianale a base di calce. La stilatura dei giunti, ossia il rifinire, nella parte esterna, le connessioni tra i mattoni del reperto, deve essere compatibile con la morfologia della pietra. Dopodiché si svolge l’integrazione o riconfigurazione dei conci, sempre con malta a base di calce. Ancora le imperniature con barre in vetro resina; la colla epossidica permanente, mantenendone così l’originalità. Avviene la velatura, o raccordo cromatico, con la miscela di acqua e terre colorate per saldare ciò che già c’era del monumento con quel che è stato aggiunto.

Nei restauri dell’ ‘800 si applicava la scerbatura, amalgama tra latte di calce con terre colorate, passata sui prospetti. In ultimo la protettiva finale, soluzione diluente con acetone e silicone. Fa entrare la molecola dell’acqua dell’aria e non dell’acqua, tutelando così il monumento.

Il significato che Gianni Masuzzo attribuisce al suo lavoro

Il restauratore ha sempre teso a conservare l’arte, attraverso tecniche, sensibilità, professionalità. Mantenere l’identità storica dei monumenti è indispensabile, in un’epoca in cui la globalizzazione, soprattutto a livello culturale, porta l’individuo ad alienarsi, omologarsi e quindi a non interessarsi d’arte. In una cittadina come Noto, a causa del crescente turismo di massa, si perde l’identità storica e Masuzzo invece ha contribuito a mantenerla. Egli ha effettuato restauri pure ad altri monumenti come la Chiesa Madre di Avola, il Castello di Donnafugata a Ragusa e alcuni lavori al Castello Maniace di Siracusa.

Gianni riscontra l’assenza di manutenzione da parte degli enti preposti, anche questo mette a rischio l’identità dei monumenti. La crescita individuale di un artigiano si riflette nella collettività con le sue realizzazioni, attraverso il segno che lascia col suo lavoro certosino. Questo è ciò che comunica Gianni Masuzzo, il restauro dei reperti come canale per esprimere l’amore verso l’arte.

Gianni Masuzzo: la conservazione dei reperti ultima modifica: 2023-03-02T09:51:36+01:00 da Angela Strano

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