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Orecchio di Dionisio, tra leggenda e natura

Orecchio Di Dionisio Entrata

Siracusa, oltre a presentare diversi reperti storici, conserva alcune espressioni della natura. Tra queste figura l’Orecchio di Dionisio, reperto del Parco archeologico della Neapolis. Esso vede paralleli la leggenda con le manifestazioni della Grande Madre.

Interno dell'Orecchio di Dionisio
La circolarità della grotta

Struttura e storia dell’Orecchio di Dionisio

Si tratta di una grotta artificiale posta nella cava di pietra chiamata Latomia del Paradiso. Al di sotto vi è il Teatro Greco. La cavità è scavata nel calcare e presenta un andamento ad S che amplifica i suoni. Questo perché chi scavò tenne conto dell’esistenza di un antico acquedotto. Così il lavoro venne svolto verso il basso. Fu proprio Caravaggio ad adottare la denominazione Orecchio di Dionisio, per la forma della grotta proprio ad orecchio d’asino. Secondo la leggenda il tiranno Dionisio fece scavare la cavità in modo così profondo da poter ascoltare i discorsi dei prigionieri. Essi, infatti, venivano confinati proprio lì. Dentro la grotta si possono udire i suoni con un’amplificazione fino a sedici volte.

Grotta dei Cordari

Nel complesso della Latomia del Paradiso vi è pure la Grotta dei Cordari. Tale nome deriva dai realizzatori di corde artigianali che trovavano l’ambiente idoneo, essendo umido, per lavorare. La roccia di questa grotta è di calcare biancastro. Essa era tagliata verticalmente e a strati. Molti viaggiatori rimanevano ispirati dalla Grotta dei Cordari, rappresentandola in disegni e litografie.

Grotta dei Cordari, altra manifestazione speleologica nel parco della Neapolis
Grotta dei Cordari

Vi è inoltre una leggenda che riguarda la grotta con san Paolo. Si narra che questi si trovava nella grotta e un uomo vi si volle avvicinare per ascoltare meglio le sue prediche. Ma, preso dall’entusiasmo, non si accorse che sotto il sasso sul quale si era seduto vi era uno scorpione velenoso. Esso punse l’uomo e gli schizzò il veleno. Tutto a un tratto si sentì un urlo di dolore che fece voltare tutti gli uditori. A quel punto, san Paolo intervenne, confortò l’uomo dicendogli che si trattava solo di un granchio.

Fascino da parte dei vari personaggi verso la cavità

Pietro della Valle, nel 1625, espresse il suo entusiasmo verso l’Orecchio di Dionisio. Lo definì come un’eco perfetta della natura rispetto a suoni, canti, linguaggi. Guy de Maupassant, nel suo Viaggio in Sicilia, definì l’eco della grotta di “prodigiosa sonorità”. I suoni assumono una “sorprendente risonanza”.

L’Orecchio di Dionisio può essere descritto come un padiglione auricolare della Grande Madre. Qui essa, con la sua maestosità, esprime tutti i suoni naturali e artificiali che si susseguono. Orecchio di Dionisio come prodigio della natura, emerso grazie alla volontà umana con gli scavi.

Orecchio di Dionisio, tra leggenda e natura ultima modifica: 2021-03-05T10:44:00+01:00 da Angela Strano

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