Una cittadina, quella netina, volta ad accogliere le manifestazioni artistiche. Il suo suggestivo Barocco si configura come cornice per il susseguirsi delle diverse esposizioni. Monse Pla è una pittrice catalana che, come Mario Rapisardi, rimane affascinata da Noto e qui vi tiene una mostra. È aperta al pubblico dall’8 al 30 luglio, presso la Villetta d’Ercole, in via Gianbattista Vico 46.
Percorso artistico
Monse Pla (nome completo Montserrat, derivante da una montagna della Catalogna) nasce a Barcellona nel 1948. Si diploma alla scuola di Arti Applicate “Massana” e da qui inizia un percorso creativo-artistico tanto intenso quanto innovativo. Ella negli anni ’70 è parte di un movimento il quale ha rivendicato la fruibilità dell’arte per l’intera collettività. L’assunto secondo cui per chiunque desidera è fondamentale rendere disponibili tavolozza e pennello. Emerge soprattutto l’idea di educare all’arte e alla bellezza, imprescindibili l’una dall’altra.
Nel corso dei decenni Monse Pla ha partecipato a numerose mostre personali e collettive, in città come Barcellona, Firenze, Bologna, Malaga, New York, Madrid, Londra, Parigi e in tanti altri luoghi. Risale al 2018 il progetto “Un fiore può cambiare il mondo”, il quale trae ispirazione dal brano Ci vuole un fiore di Sergio Endrigo. Esso, come è risaputo, oltre ad essere proposto ai più piccoli per la sua genuinità, ha portato lo spunto per un’esposizione artistica. Questa si è tenuta in varie città italiane e si è proposta come un percorso che coinvolge tutta l’attività sensoriale. Monse è profondamente legata alla natura. Per sensibilizzare maggiormente l’opinione pubblica verso questa, ella negli anni costituisce due associazioni e una fondazione.
Monse Pla: il rapporto viscerale con la Grande Madre
Il titolo della mostra a Noto è Verde Blu; il sottotitolo “Finestra dal mio studio nell’Alt Emporadà”. Questo il luogo del suo spazio artistico in Catalogna. Monse si reca sempre in contesti immersi nella natura, dove si può affacciare dalla finestra e interagire con essa; attualmente si trova ad Avola. Gli acquerelli e le produzioni in olio su tela rappresentano questa connessione. Si tratta di opere dolci, un’arte che distende con l’armonia di forme e colori. Per Monse la finestra costituisce il mezzo attraverso cui contempla la natura e la rappresenta. Un tramite, quindi, che fa volgere verso percezioni sempre nuove.
La connessione con la grande Madre avviene pure per via delle innumerevoli passeggiate lungo i boschi. Monse si sente ispirata, rivitalizzata da questo e lo comunica mediante la pittura. Per l’artista catalana è indispensabile che il pennello rappresenti l’essenza di Madre Natura, la poesia che essa incarna. Il titolo Verde Blu indica i colori che, per Monse, rimandano maggiormente al rapporto con la natura, oramai divenuta per lei una costante. Il blu, col cielo e il mare, giungono all’orizzonte, quindi ad altre dimensioni, percezioni e ad un continuo divenire. Il verde denota la vita e la fertilità della Grande Madre che genera tutto il Creato. La foresta, quindi, esprime magia poiché consente di far emergere l’energia vitale sedimentata a causa di un’esistenza difficile.
Monse ha appreso la pittura da autodidatta; alla scuola artistica ha assimilato la natura morta ma non l’ha mai ispirata. Una mostra da vedere poiché distende l’animo di chi osserva, in una società che induce verso ritmi sempre più alienanti. Monse vuol ricordare da dove il genere umano viene, per il quale è difficile uscire da una prospettiva antropocentrica.
