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Annunciazione di Antonello da Messina a Palazzo Bellomo

Annunciazione di Antonello da Messina: Particolare

Il turista che viene a Siracusa può ammirare, presso la Galleria Regionale di Palazzo Bellomo, tra le altre collezioni, uno dei gioielli di questo museo: l’Annunciazione di Antonello da Messina. La tela proviene dalla Chiesa dell’Annunziata di Palazzolo Acreide, dove è stata conservata per oltre quattrocento anni. La Chiesa palazzolese è molto antica. Un autore del luogo Padre Giacinto Leone, nella sua Selva riguardo la chiesa dell’Annunziata scrive che «non si ha memoria della sua elezione a Sacramentale. In una pergamena in possesso della chiesa si legge che la chiesa fu “aggregata all’Arciconfraternita del SS. Sacramento della Collegiata di San Lorenzo in Damaso a Roma. Il 1 settembre 1608”.

La Chiesa dell’Annunziata a Palazzolo Acreide

Presso la chiesa dell’Annunziata era importante la  cappella della B.V. Maria del Carmine, tanto che fu istituita una confraternita del Carmine. Il Cappellano aveva l’autorità di benedire gli Abitini e scrivere i devoti alla confraternita». Un’erronea informazione, circolata fino a  qualche anno fa, affermava che la tela si trovava sopra l’altare maggiore della chiesa. Un documento dell’Archivio diocesano di Siracusa, trovato e portato alla luce dall’antropologo Luigi Lombardo, studioso palazzolese, invece rivela che la tela era posta in una cappella laterale.

Il quadro commissionato dal sacerdote Manjuni

Il sacerdote della Chiesa dell’Annunziata Juliano Manjuni commissionò ad Antonello il quadro dell’Annunciazione il 23 agosto 1474 dinanzi al notaio Antonio Maijanti. Il sacerdote volle che si scrivesse nel contratto lo schema compositivo e iconografico della tela. Il professore Paolo  Giansiracusa, in un suo articolo La Madonna nelle opere d’arte del comprensorio ibleo, pubblicato in Il cristianesimo a Palazzolo Acreide, a cura dell’Associazione cardinale Carpino (2005), scrive: «Lo schema iconografico al quale si ispira il contratto potrebbe essere (simile a)quello  dell’Annunciazione della chiesa di san Francesco ad Arezzo,  dipinta da Piero della Francesca tra il 1452 e il 1459». Il professore inoltre ci dice che “le indicazioni iconografiche del contratto erano: L’Annunciazione con la vergine, l’angelo Gabriele, Dio Padre e un casamento”. Purtroppo il dipinto non è giunto fino a noi nella sua interezza, quindi non si sa se il contratto dal punto di vista iconografico venne rispettato.

Annunciazione di Antonello: Colonne Tortili Chiesa dell'Annunziata a Palazzolo
Chiesa dell’Annunziata a Palazzolo Acreide – le meravigliose colonne tortili

Annunciazione di Antonello: descrizione della tela grazie al Professore Paolo Giansiracusa

Il professore Giansiracusa, in un altro suo articolo intitolato Antonello da Messina e l’Annunciazione di Palazzolo Acreide(Studi Acrensi,I), fa sapere che alcuni documenti, scoperti a Noto, ricostruiscono l’itinerario pittorico di Antonello nella Sicilia Orientale. Ciò però dovrebbe essere svolto con molta cautela, analizzando i dipinti attribuitigli. Immergendosi nel quadro dell’Annunciazione, notiamo che le campiture pittoriche con le linee di una loggia separano la rappresentazione dalla realtà fisica, in cui sta l’osservatore. Infatti egli dice che “nell’Annunciazione il vaso, le colonne e l’offerente dietro la colonna destra, sono elementi che impediscono la penetrazione fisica dell’osservatore nello spazio pittorico”. In questo vi è il ricordo della pittura fiamminga dove, per Antonello, chi osserva “è fuori dalla scena”.

Annunciazione di Antonello: Lo spazio multiplo in Antonello

Lo spazio nella pittura di Antonello- dice Giansiracusa– è concepito come piccoli volumi che sono caratterizzati da colori e coordinati da linee prospettiche. Questo è un principio pittorico, quindi, chiamato ‘spazio multuplo’ ed è tipico della pittura fiamminga”. Ma  Antonello si differenzia dalla pittura fiamminga per il senso di armonia e un equilibrio tra le varie componenti spaziali. Infatti lo spazio multiplo nell’Annunciazione, dice Giansiracusa, si divide in quattro settori: “1°: è quello in cui Antonello immagina lo spettatore. 2°: riguarda il portico delimitato dalle due colonne e dalla parete in cui poggiano i ‘travetti del soffitto. 3°: è quello del ‘casamento’. 4°: è la campagna che si apre oltre le finestre”. Importante è la luce, infatti l’autore affida ad essa il compito di dare luminosità al volto dell’Angelo, al volto di Maria e al leggio, dando origine ad un dialogo che è una preghiera.

Dal Catalogo della Mostra su Antonello a Messina

Dalla scheda sull’Annunciazione nel catalogo preparato per la Mostra svolta a Messina dal 22 ottobre 1981 al 31 gennaio 1982, si trae che alcuni studiosi si erano divisi   nell’interpretazione critica dell’opera. Alcuni ritenevano che l’opera aveva caratteri fiamminghi. Altri studiosi vedevano “l’assimilazione  di principi formali e prospettici italiani, in un momento precedente il soggiorno veneziano di Antonello”. I contributi più antichi dell’opera, la collocano nel filone dell’interpretazione fiamminga. Infatti autori come lo Stein, l’Ozzola insistevano “sul richiamo a fonti nordiche e fiamminghe”.

Annunciazione di Antonello Da Messina
Annunciazione di Antonello da Messina (da wikipedia)

Annunciazione di Antonello: L’influenza di Piero della Francesca

Altri studiosi, quali il Longhi, ravvisavano che l’opera ebbe l’influenza di Piero della Francesca e della sua scuola . Infatti “A Piero fa pensare il saldo impianto platico della figura della vergine, mentre il motivo della colonna, che divide Maria dall’Angelo, sembra ispirato dall’Annunciazione in san Francesco ad Arezzo”. Adolfo Venturi, infine, notava nel dipinto dell’Annunciazione una nobiltà delle forme e una gentilezza toscana.

Notizie sulla tela

L’opera venne scoperta da Mauceri nel 1896 che la propose per l’acquisto al Regio Museo Archeologico di Siracusa dove fu trasferita nel 1907. Nel 1914, il dipinto era in uno stato di deperimento notevole, è affidato all’Istituto centrale per il Restauro a Roma. Nel 1940 entra far parte del Museo di Palazzo Bellomo. Uno dei musei di Siracusa. In seguito il prof. Roberto Ciabattoni, funzionario conservatore del laboratorio di fisica e controlli ambientali dell’istituto superiore conservazione e restauro di Roma, docente di Fisica presso la scuola di alta formazione di Roma e Matera, si è occupato del restauro del quadro di Antonello, dopo aver effettuato le indagini diagnostiche sul dipinto.  Ciabattoni, professore autorevole nella movimentazione delle opere d’arte, perciò, si è occupato delle soluzioni adottate per la movimentazione e il trasporto della tela da Roma a Siracusa ed ha progettato la cassa per il trasporto dell’Annunciazione.

Annunciazione di Antonello da Messina a Palazzo Bellomo ultima modifica: 2021-03-19T15:00:00+01:00 da Luisa Itria Santoro

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